Lavori Socialmente In Utili (già Indiemendicabile) – 2018
Progressive, Indie, Elettronico
Recensione 29/03/2019 di Mattia Nesto su Rockit.it
Non so quanti di voi ricordino Tangela, il pokemon di prima generazione di tipo erba. Ecco Tangela è, fondamentalmente, un ammasso di liane viola-blu, un gomitolo vegetale anzi, ancora meglio, è uno gnommero delle foreste (se non sapete neppure cosa sia uno gnommero andate qui, per favore, grazie). Ecco Tangela e lo gnommero hanno in comune l’intrico, insondabile e inestricabile entro cui sono avvolti. Questo concetto ci è utile, anzi utilissimo per tentare di comprendere “Lavori Socialmente In Utili (già “Indiemendicabile”)” di Francesco Malagauti. Malagauti infatti realizza un disco abbondante e stratificato, in cui non c’è praticamente mai un attimo di sosta e in cui, liana dopo liana, spira dopo spira, lo gnommero cresce e per dimensioni e per intrico.
Una specie di costruzione a labirinto quella di pezzi come “Abbiamo” che, nonostante sia di “soli” 4.30 minuti pare durare molto di più. Già perché la caratteristica dell’artista emiliano è quella, giustappunto, di rendere tutto dannatamente stratificato, di difficile elusione per l’ascoltare che infatti si trova un po’ travolto da tutta questa sovrabbondanza. Non stiamo parlando di cattivo-gusto ma più di “horror vacui”, quasi come se si avesse timore “di fare poco, di avere fatto troppo poco” in sede di composizione dei pezzi e allora giù con rimandi, riferimenti e echi incrociati, senza un attimo di respiro. Anche in “Notificato”, forse la traccia più semplice, la possibilità di sfuggire alle spire dell’intrico è minima: riusciranno i nostri eroi a sfuggire dal labirinto del suono?
Descrizione
Lo sentirete suonare male, ma non è allarmante: è la fondamenta del concept.
È così semplice quanto difficile descrivere questo “lavoro”. Ho impiegato il minor tempo possibile, nessun re-take, nessun mastering né tempo speso per il mixing;
Nasce con l’intento di “buttare giù” ogni idea che avessi in mente, ma è durato due giorni, ne avevo troppe in quel periodo.
Come scritto sopra però, è diventato nel frattempo qualcosa di simile ad una provocazione a quello che in Italia viene definito “indie”, seppur sia tutt’altro, artisti correlati alle major e con ingenti produzioni tutt’altro che indipendenti ed in genere con testi ed estetica vincolata all’osceno. Perciò troverete il sound grezzo, con “citazioni” di alcuni autori della musica italiana, cercando comunque (per forza di cose) di mantenere il mio stile.
Si suddivide in due parti, la prima è “Indiemendicabile” chiaro gioco di parole tra indie e mendicabile (indimenticabile) e la seconda, “Lavori Socialmente In Utili”, anche qui un rimando all’economicità a fini lucrativi degli artisti di successo che scorderemo facilmente, ma che fatturano “a bestia senza pensare a se stessi” (mi vengono in mente sempre citazioni, in questo caso è il Counscious Rap dei Colle Der Fomento), lanciando messaggi diseducativi quasi ad elemosinare consenso e seguaci (leggasi anche followers) e quegli spicci che se sommati diventano 5.000 euro per una playlist dal Comune di Bologna per non si capisce quale alto merito.
Tant’è, in ultimo, i titoli sono la frase dell’oggetto delle mail di Distrokid tradotti e suddivisi in singole parole dopo l’ennesimo rigetto da parte degli stores per la ripetitività o ridondanza delle parole (pt.1, pt.2 etc.).
Ecco là, qualcosa di inascoltabile che potreste ascoltare ben più volentieri di qualsiasi merda, ché almeno non puzza.
Nota: Le tracce sono “in fila” e sono collegate l’una con l’altra, come fosse un disco scisso di Mike Oldfield (scherzo, sono solo un suo grande ammiratore), a parte qualla Bonus in cui canto improvvisando un cazzeggio con un amico.