Recensioni
Dicono di me su Rockit
Odissea 1984 – 2020, recensione di Antonio Belmonte su Rockit
https://www.rockit.it/recensione/48847/kipo-odissea-1984
“Per un musicista che ama definirsi “senza vincolo di mandato”, nel senso di ben disposto al cambio di generi musicali senza particolari remore, immagino sia stato un gioco da ragazzi abbandonare le fascinazioni rock-progressive di una vita per abbracciare un ben meno impegnativo repertorio elettropop, per quanto tutt’altro che leggero nella sua impostazione narrativa/concettuale.
Odissea 1984, infatti, si muove come una suite di quattro brani per mezzo della quale, da altrettante angolazioni, Francesco Malaguti vuole raccontare il Mar Mediterraneo (il mare epico di Ulisse, il mare dei regaz di Bologna, il mare dei tramonti a Ibiza, il mare delle rotte dei migranti) cercando di coprire con una chitarra, una drum machine e le linee vocali prestate dagli ospiti di turno il più ampio ventaglio possibile di registri atmosferici e umorali. Se le raffinate cromature dreamy de Il Vento Ci Spinge Dentro e Il Silenzio Delle Sirene evocano certe cose degli Üstmamò e dei Madreblu The World Is Moving On guarda candidamente al synthpop romantico dei Visage, mentre nel congedo serioso di Acheronte se lo spoken word di Leonardo Bianconi richiama le declinazioni teatrali di certa new wave italiana – L’Eneide di Krypton, per esempio – le chitarre dello stesso Malaguti viaggiano invece su frequenze velatamente pinkfloydiane.
Se l’intento del musicista felsineo era giusto quello di tastare fugacemente il terreno nell’ottica di un’eventuale svolta stilistica – più radicale e conciliante al contempo – direi che Odissea 1984 rappresenti il migliore dei tentativi possibili (copertina a parte).”
Parti! Non lavorare stanca – 2019, recensione di Mattia Nesto su Rockit
https://www.rockit.it/recensione/44917/kipo-parti-non-lavorare-stanca
2_parti: presunzione pretestuosità predominanza – pre-giudizio preterintenzionale – 2018, recensione di Mattia Nesto su Rockit
https://www.rockit.it/recensione/42897/kipo-2_parti-presunzione-pretestuosita-predominanza-pre-giudizio-preterintenzionale
Lavori Socialmente In Utili (già “Indiemendicabile”) – 2018, recensione di Mattia Nesto su Rockit
https://www.rockit.it/recensione/42757/kipo-lavori-socialmente-in-utili-gia-indiemendicabile
Parti! Non lavorare stanca – 2019 , recensione di un amico
Non lavorare stanca è un Opera preziosa, le cui musiche e testi hanno una dirompente forza espressiva e un grande valore autobiografico. Sonorità taglienti e immagini vivide sono poste in contrasto con atmosfere celestiali, in un processo di astrazione che vede l’Amore giocare un ruolo centrale quanto enigmatico. Il risultato è un album eterogeneo e umorale, in cui tracce molto diverse tra loro sembrano essere espressione diretta delle contraddizioni dell’Artista e delle repentine variazioni dei suoi stati d’animo.
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Dicono di me su Ondarock.it
FRANCESCO MALAGUTI – ODISSEA 1984 (Miraloop, 2020)
electro-pop
Il multistrumentista Francesco Malaguti si dedica ora a Omero ridisegnando e condensando il suo poema epico con il mini di quattro pezzi “Odissea 1984”, affidandolo ad altrettanti “corifei”. Gliese Imai canticchia la nenia pop francesizzante di “Il vento ci spinge dentro”, inframezzandola con una buona prova di recitazione svampita, acquisendo verso la fine accenti dolenti come una rilettura chill-out della “Children” di Robert Miles. Emgy canta come una novella Cassandra in “The World Is Moving On”, in una landa di beat disco vecchio stile dall’incedere solenne più che ballabile. Anche quanto segue sta meglio in una sala d’ascolto anziché in una discoteca. Il beat elastico de “Il silenzio delle sirene”, da parte dell’ugola di Sir Jane, si avvampa in un lungo solo di sintetizzatore tremulo mareggiante. La chiusa di “Acheronte” prende l’abbrivio da una recitazione monologante (Leonardo Bianconi) per avvicendare tastiere grandiosamente polifoniche alla Vangelis e melodrammatiche divagazioni chitarristiche alla Slash. Primo risultato spendibile e godibile, qua e là anche originale nella sua pseudo-coralità, per il mastro artigiano di concept autoreferenziali “social-mediali” di origini bolognesi. Ne fa la fortuna la lussuosa, nitida mise di Gerolamo Sacco che non solo rabbonisce una forma di composizione altrimenti esosamente sovraccarica, ma cerca pure di restituire una rilettura mimetica della tragica grecità nei rigurgiti modaioli dell’oggigiorno. Dediche sottaciute alla scomparsa di Morricone (“Il vento ci spinge dentro”) e al dramma dei migranti (“Acheronte”) (Michele Saran, 6,5/10)
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Dicono di me in generale
Una cara amica che ha ascoltato Odissea 1984 in anteprima, ha voluto lasciarmi un feedback… e la ringrazio!
“Allora. Partendo dal presupposto che ho pianto dopo i primi 20 secondi della prima traccia e non capisco perché, conta che quest’anno penso di aver pianto 3 volte, ecco già partiamo strano. Per farmi un’idea dovrò stare con questa musica strana, e ripeto strano più volte consapevolmente, perché è proprio fuori da qualsiasi schema e non sono sicura di sapere da dove arriva. Vorrei dire che è una musica bastarda, ibrida, ma le farei un torto, ha una coerenza pazzesca, ha un mondo che è perfetto. Sono stranita dal clima pop, che proprio non incontra il mio gusto, non il pop in sé ma il tipo di pop evocato con cui sembri voler fare i conti in fondo. Eppure anche qui mi trovo a pensare che sia tutto perfetto così, questo minestrone estivo che però addolora e torna indietro nelle memorie di tutti. Devo prendere confidenza con tutto questo, ma credo sia geniale, emozionante, con qualcosa di così diverso, che porta dietro tutto un universo classico di poesia e mondi da non tradire, ma così genuino, che se ne sbatte delle tendenze, giocandoci.
Sei un genio.”
Dicono di me su primoascolto.it
Odissea 1984 – 2020
Dicono di me su Modern Music Magazine
Francesco Malaguti – “Odissea 1984”
2020 – Miraloop records

Oggi vi parliamo di un disco molto particolare, forse quello più peculiare tra quelli recensiti fino ad ora.
L’artefice di ciò è Francesco Malaguti, un giovane bolognese (classe 1990), con alle spalle un primo album autoprodotto dal titolo “Parti”, una colonna sonora per uno spettacolo teatrale (“Furore” di Steinbeck) e centinaia di brani inediti, citando la sua biografia, “facenti parte di lunghi concept album che spaziano tra pop, elettronica, musica d’autore, colonne sonore, musica d’ambiente, industrial, rock, techno o IDM, senza porsi alcun paletto o vincolo”.
“Odissea 1984” è il suo primo Ep prodotto da un’etichetta discografica (la Miraloop di Gerolamo Sacco): un concept composto da 4 brani, pieno zeppo di suoni sintetici ma capace di regalare sonorità avvolgenti e rilassanti.
È un album originale e di atmosfera in cui il Nostro sfodera quattro “punte di diamante” alla voce, una per ogni brano, con una netta preponderanza per quelle femminili (tre).
La traccia apripista è “Il vento ci spinge dentro”, cantato da Gliese Imai, scoperta dallo stesso Francesco ed anch’essa bolognese: a noi della redazione è piaciuta molto, non fosse altro per la voce di Gliese che interpreta in maniera molto convincente la doppia parte di narratrice/Ulisse (il concept è liberamente ispirato al capolavoro di Omero) fino a farci credere che l’eroe abbia realmente sbagliato la strada del ritorno verso casa! Degna di nota la lunga coda, nella quale si apprezza anche un particolare assolo di chitarra elettrica.
Il secondo brano, “The word is moving on”, porta al timone Maria Giulia alias Emgy ed il ritmo si fa più movimentato, grazie anche alle tastiere che, tra arpeggi e suoni effettati, creano un’atmosfera molto particolare. Emgy ha una voce molto rilassata che si pone in piacevole contrasto con il ritmo della canzone, aumentandone il livello qualitativo.
Con “Il silenzio delle sirene” arriva il turno di Susanna, alias Sir Jane e il già citato produttore Gerolamo Sacco che interviene nei cori. Sir Jane si trova a proprio agio nell’atmosfera del pezzo, aiutata anche da una produzione molto raffinata che emerge come un tratto distintivo di tutto l’album.
La traccia conclusiva “Acheronte” ci presenta Leonardo Bianconi, attore anch’esso facente parte della scuderia Miraloop, come voce narrante di quello che è il Proemio dell’Odissea in versione ambient. Nella parte centrale ritroviamo altri interessanti assoli di chitarra che rimandano allo stile di David Gilmour, in particolare per la tendenza a ”trascinare” le note, ottenendo un risultato vissuto e di impatto.
Abbiamo notato qualche accostamento con la musica ambient, soprattutto i Tangerine Dream degli anni ’90 e gli inglesi The Orb.
In redazione l’ascolto di questo album ha regalato a tutti una “pace interiore” che ci ha sorpreso . Merito delle 4 voci che si sono rivelate azzeccatissime, merito della produzione che non ha lesinato atmosfere coinvolgenti e, dulcis in fundo, merito di Francesco che ha saputo pennellare con perizia 4 brani che meritano di essere ascoltati.
(tempo di lettura: 2’ 10”) https://www.youtube.com/embed/L2FBihtIPSQ?version=3&rel=1&showsearch=0&showinfo=1&iv_load_policy=1&fs=1&hl=it&autohide=2&wmode=transparent
Antonella says: Questo album mi ha piacevolmente colpita al primo ascolto e dalla prima traccia, in quanto si colloca all’interno di un genere musicale poco battuto e, perciò, poco trito e ritrito. L’artista pare prendere per mano l’ascoltatore e portarlo con sé in un mondo tutto suo, con atmosfere elettroniche ed, al contempo, sognanti. “Acheronte” è forse la traccia che ho preferito, come una narrativa epica musicata nella maniera meno prevedibile eppur molto riuscita.
Francesco says: L’Emilia è una fucina creativa da sempre e con Francesco Malaguti ciò viene confermato alla lettera! Di solito sono molto restio ad ascoltare brani in cui l’elettronica sovrasta o sostituisce la normale strumentazione ma in questo caso il tutto è stato fatto con esperienza, gusto e non nego di aver avuto piacere nel riascoltare molte volte questo Ep. Le parti di chitarra mi sono piaciute moltissimo, così come le voci che hanno saputo rubare la scena al resto senza essere invadenti. “Il vento ci spinge dentro” la mia preferita. Chapeau!
Luke says: Francesco Malaguti ha realizzato un EP di buon livello qualitativo, un lavoro organico e coerente sia nella forma che nella sostanza. Ho apprezzato le sonorità basate sull’uso intensivo dei sintetizzatori, avvolgenti, riposanti, mai banali o noiose, capaci di creare un’atmosfera nella quale l’ascoltatore viene trascinato e cullato. Intelligente l’utilizzo delle voci femminili, tutte con un timbro particolare e ben integrato con la base musicale; anche la parte recitata dall’attore Leonardo Bianconi in “Acheronte” risulta molto evocativa. Il brano che più mi ha convinto è “Il silenzio delle sirene”, che riesce a raffinare quanto già avevo apprezzato nell’apripista “Il vento ci spinge dentro”.
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15 Pubblicato in: Ambient