Sono lettere d’amore quelle che scrivi all’amore che non c’è?

Estratto epistolario di un amore solitario

Ad Ella Runciter

Nota: quanto leggerete è parzialmente fittizio. L’immagine sopra è la copertina di una delle prime edizioni pubblicate di Ubik (1969), il capolavoro di Philip K. Dick, in cui viene raffigurata, oltre alla base lunare sullo sfondo, il personaggio cardine del libro, in primo piano Ella, deceduta da tempo, ma tenuta in animazione sospesa (la cosiddetta semi-vita) in un moratorium in Svizzera.
Il marito Runciter si reca in visita presso il moratorium per chiedere consigli, anche sull’aziende, ma soprattutto personali. È in contatto, a fronte di una spesa di denaro ingente, con una giovanissima donna defunta. Ma chi veramente è in contatto con lei, è Joe Chip, senza saperlo. C’è di certo un villain, ma anche una salvatrice che consegnerà la bomboletta di Ubik (Dio, la vita) al protagonista che pian piano sta svanendo, senza sapere se ciò che vive è reale oppure se è ciò che si esperisce nel “mondo” del moratoruim post-mortem, né sapendo, appunto, di essere vivo o morto, portandolo sempre più vicino alla morte. Eppure, come già detto, c’è il male (leggete il libro) e il bene, Ella. Ella è la vita, nonostante sia morta, è la salvezza, è la portatrice di Dio, è, ovvero, colei che ha in serbo l’Ubik.
Ella Runciter, in sembianze differenti da quelle “reali” (ovviamente mora e dai lunghi capelli, come tutte le donne dei romanzi di Dick) che Chip abborda per strada nel suo vagabondare psichedelico, ormai svanito, lo rifornisce di Ubik (fede o speranza) e gli spiega la verità. Una delle tante: il simbolico finale, introdotto da un’epigrafe pubblicitaria che incrocia il Vangelo di Giovanni con il Tao di Lao Tse, ma che contempla Ubik quale divinità. È semplicemente agghiacciante: al tecnico che ripristina i contatti con Ella, Runciter, dà alcune monete di mancia. Ma le monete hanno impresso il volto di Joe Chip… segno che anche la realtà vera sta cambiando?
Poco importa, chi ha letto il libro conosce l’importanza del personaggio.
Chi è e cosa rappresenta Ella?
Ciò che rappresenta l’amore quando pensi che non ci sia.

Ecco quindi, qualche lettera proprio ad Ella

«Io sono Ubik. Prima che l’universo fosse, io ero. Ho creato i soli. Ho creato i mondi. Ho creato le forme di vita e i luoghi che esse abitano; io le muovo nel luogo che più mi aggrada. Vanno dove dico io, fanno ciò che io comando. Io sono il verbo e il mio nome non è mai pronunciato, il nome che nessuno conosce. Mi chiamo Ubik, ma non è il mio nome. Io sono e sarò in eterno»

Dedica su Ubik di P.K.Dick alla mia Ella

"All'eterna flebile
fresca terra.
Né fine od inizio
(Ora) Toccami! Io, l'ultimo
All'eterno flebile
fosco calore
Ubique Amore!"
                                         Francesco a... la mia Ella
Amore Cyberpunk

Cara Ella,

Ci vediamo a Natale, 

ti voglio bene e non posso perderti.

 
Non mi devo scusare, ti devo ringraziare, di tutto, di chi sei stata, di chi sei e di chi sarai, ma non – solo – per me, bensì per via di ciò che sei e sei qualcuno di unico, quella bellissima persona che non avevo mai incontrato e che chiunque immagina e vorrebbe trovare nelle sue utopie. 


Non ti devo ringraziare, mi devo scusare, di tutto, di cosa sono stato, di cosa sono e di cosa sarò, ma non -solo- per te, bensì per via di ciò che sono e sono qualcosa di molteplice, quella paradigmatica persona che ho sempre incontrato e che chiunque immagina e non vorrebbe trovare nelle sue peggiori distopie.


Abbiamo perso la partita, possiamo ancora vincere il campionato, insieme. Alzeremo la coppa e brinderemo il vino del sentimento alla leggera, leggera sorte di un affetto incondizionato, di un amore passato e di un valore spassionato, farei tutto con te, farei. Ma non riesco, non potrei ora. 


Mi dai fiducia?


Ci vediamo a Natale.

P.S.
So benissimo come ti senti e come stai, lo capisco, ma non dimenticarti di me quando scrivi di me. Non sai com’è stato da Rossi, ha alzato le mani, ma non intende rinunciare, non intendo mollare, ha accettato la sfida con me, daccapo. Con umiltà, sono come Nietzsche nei dialoghi con Breuer, nella finzione del romanzo di Yalom “Le Lacrime di Nietzsche”. Aspettami e tornerò a vivere, vivrò anche per te, parte di me.
Rimani mentre aspetti, distanza di sicurezza, cintura, vivrai anche per me, piccola parte di un tutto. Ora sono exstensa, tu cogitans, solo che io sono res, tu psyché, insieme saremo fenomeno del tutto, semplicemente, fino alla morte, quella che non conosciamo ma che oggi guardo ben in faccia – con il cannocchiale. Ma lo apporrò al cassetto dei ricordi, voglio vedere ciò che mi è vicino, Tanato è distante, Hermés è dentro di noi e non per caso uso proprio Terre d’Hermés! 
P.P.S.
Questa non è una chat, ti prego di non rispondere come fosse tale.

Francesco e la Freccia Azzurra


Rimini, con te –
Sei la mia Rimini

Francesco

Da Valerio Zurlini, regista bolognese, del film “La prima notte di quiete” con Alain Delon, professore che illustra il capolavoro della Madonna del parto, a Rimini, ad una sua allieva e amante “fatale”.
L’affresco carico di significati, che vanno ben al di là del solo aspetto pittorico, campeggia anche nel film del 1983 di Andrei Tarkovsky, Nostalgia, che inizia proprio con la sequenza della “Madonna del parto” che permette al grande regista russo di inquadrare la condizione dei due personaggi.


Ciao Ella,


Sai che mi manchi? Tanto.
Dal professore, fuori città, non è andata bene… poi, se vorrai, ti spiegherò… ma sono una persona malata, hai ragione da vendere. Non per questo si può negare il mio altruismo, la mia resilienza, la mia bontà d’animo: il mio sacrificio.


Ascolta, una piccola parentesi… era palese che i commenti su Facebook erano tuoi e non di tua madre, ti ri-conosco, sai? E bene.


Non so come dirlo, il disco è andato bene, primo tra le classifiche di vendita, ma poco importa, quello che non so come dire è che lo dedico a te.


Avrei tante canzoni da dedicarti e tante cose che mi ricordano te… per favore, finiscila con questo distacco senza alcun contatto.
Almeno fammi sapere come stai… nel senso, se stai meglio senza il peso di Francesco, cioè, io… stai meglio? 
Io no. Per me sei un alleggerimento, non un “peso”.
Dimmi, ti ho trattata male? Sono un coglione, davvero? Ma un malato, anche? Perdonarmi? 


Questo periodo mi ha fatto riflettere e hai ragione su tante cose, (quasi) tutte le cose, anzi. 


Ma ho bisogno di te. 


Tu non hai idea dell’importanza che hai apportato alla mia vita, chi sei per me, no, non ne hai idea!


Perché lo fai?


Quell’ossessione è andata via, ho trascorso un momento di debolezza. Può capitare, ma tu non te lo meritavi, con quello che ti ho fatto passare. Così umano è però errare, non te lo dimenticare!
So che le regole insegnano a non chiedere scusa, invece… non lo faccio mai, ma ti chiedo scusa Ella. 
Spero le accetterai.
Accetterai anche il mio amore? Dovrei accontentarmi dell’amore che provo per te.


La mia vita ti comprende, è, anzi, sei, qualcosa, qualcuna di imprescindibile per la mia sopravvivenza. Sin dalla prima volta che ti ho incontrata, tra un ramoscello d’ulivo, una rosa, il bacio. E poi la rugiada sul prato. Sin dalla prima volta che ti ho guardata.


Sei il mio angelo custode, che tu ci creda o no.


Dov’è il mio angelo custode? 
Mi sento perso o forse piuttosto perduto?


Ma almeno rispondimi: stai meglio così? 


Ella, ti amo. A modo mio, ma ti amo.
Ok?
Ora sono solo, sì. Ma che importa?
Ah, sì, importa. Non ci sei più tu,
reincarnazione di un’anima che fu del passato ma che mi accompagna ovunque e comunque.
Come te, so che ci sei. E mi sento più sicuro, ovunque e comunque.


Non c’è il mio angelo custode?


Sarò il tuo angelo custode, lo sai.
Ti amerò, anzi, ti amo al presente, ma torna.
Ti porterò a cena, al cinema, alle mostre, ma non a teatro! Però ti farò divertire, rilassare… Verrò a trovarti quando me lo dirai tu, ti penserò quando mi penserai, quando ci fischieranno le orecchie sapremo perché.

Dammi un cenno… Ella!
Ella! Facciamo qualcosa di ufficiale? 
Sono Serio.
E tu, intelligente, simpatica, bellissima! Ma non basta.


Sei Unica. 


Anzi, sei perfetta.
Ma non sono qui a scriverti per farti complimenti in realtà…
Sono qui per salutarti, chiederti un saluto
e… saper come stai.

Questo lo puoi fare?


Facciamo così mio amore et angelo custode,
Il disco te lo dedico, ma anche quelli che usciranno in futuro.
Ma insomma, Ella, rispondi a questa lettera! Non è un ordine, ma una necessità.
Il disco in allegato e… fammi sapere cosa ne pensi! È dedicato a te! (sii brutale nella critica eh).


Mio amore et angelo custode,
Ti abbraccio mentre annuso il tuo profumo Burberry Black e… mi sciolgo


Ti amo, a modo mio ma ti amo.

Lo capisci? Che è reciproco? Ecco, capiscilo!


In attesa di una risposta, ecco il disco…


Con amarezza, (Amaretto),


Ciao, Amorino…

Francesco

Lo Specchio – Tarkovskij


Cara Ella,

Ti ho amata. Poi, qualcosa di più.
Mentre tu, sei solo un’innamorata.
È un’amarezza.
La vita non sono i social!
Non posso andarci con mio padre, per tante ragioni.
Non voglio neanche più andare mi butti giù.
Perdonami e restami accanto,
Mi prenderò cura di te
Come tu ti sei presa cura di me
Bacino, amaretto.

Francesco

Il surrealismo del

Karel Thole illustratore.

Nudo e crudo, direi


Cara Ella

Posso sapere, cosa che hai omesso, almeno, se ci tieni a me?
Tu, per me, sei vita.


Le mie scuse sono sincere, ma sai cosa? La malattia, quello che vuoi… sono una persona da evitare, fai bene.
Ma io contavo su di te.

Le mie scuse sono sincere, mi accorgo di essermi comportato male più volte, quel luogo è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non ti ho dato le giuste attenzioni, anche se mi sembrava, dopo, in quel bar che in qualche modo ti stessi divertendo, o meglio, avresti avuto voglia di divertirti, si notava da mille km la tua sofferenza.

Le mie scusa sono sincere. Credi che non ti capisca? 


Sai cosa? Non lo allego, ma la tua vecchia amica mi ha scritto un messaggio (per poi bloccarmi ovunque) di cui saresti d’accordo completamente, te l’assicuro.


E io ora… solo
o solitario.


Prima… solo con te.


Per inciso, due cose:


La prima:
Sono sempre stato bene con te; la sofferenza te la porti dietro comunque e lo sai, il disagio non ti abbandona. Un po’ come il “viaggiare è il paradiso degli sciocchi” di Emerson, eppure tu mi hai sempre fatto viaggiare, ché sono uno sciocco, ma ho visto tanta bellezza.
Sai che sei piena di “difetti” (e non intendo fisici, sei bellissima).
Eppure, quei difetti ti rendono ciò che sei, la persona che… sento, sempre alle mie spalle, davvero però non so come spiegarlo… sei come fu e rimane mia nonna, di cui tanto ti ho parlato, un angelo custode salvavita, ti sento! Si capisce? No, perché è difficile da spiegare a parole, ma sei la persona più importante della mia vita.
È capitato, per fortuna è capitato!
Grazie. Di tutto, di tutte le volte, di ogni cosa. Ella, prima o poi ricambierò, lasciami la concessione di poterlo fare.
Detto questo, vorrei venirti a trovare, seriamente.
Se vuoi chiudere lasciami fare almeno questo, anche solo una giornata, è una cosa che ci manca, ad entrambi. 
Ella, sai che ho le emozioni bloccate e non lo faccio mai, ma quante volte ho pianto di gioia e malinconia commuovendomi al solo pensare che esisti! Tu non lo sai? E sto piangendo ora, e non è Mendelssohn di sottofondo (forse è complice,  comunque Bellezza).
Forse sì, ho trovato una persona tanto bella da ricordarmi mia nonna e quell’affetto. E per me… amore.
Non bisogna essere una coppia per amarsi, lo sapevi? Ma ti darò di più lo prometto. Anzi, ti darò di meno! Nel senso… meno “noie”. Starò meglio solo per te. E solo grazie a te. 


La seconda cosa è molto semplice e la cito solo per chiarezza, non per parlarne, cosa di cui non ho bisogno.
Invero, è una settimana esatta che ho chiuso completamente con ciò che ti faceva male.
Guarda, finalmente. Me ne sono dimenticato subito, ho altre gatte da pelare nella mia vita.
Forse, la promiscuità non fa per me. Libertario o libertino? Edonista o Epicureo? In quanto anedonico, sono tutte soltanto risposte di quanto non sento. Promiscuità e anedonia… la semplice ricerca del piacere quando non si prova piacere. Ricordo cos’era questa cosa chiamata piacere? L’unico piacere che provo. è il piacere di conoscerti.


Perciò, anche per questo, mi dispiace. Davvero, per quella cosa lì, magari di un periodo della vita – e non di una persona – mi sonno dovuto comportare così con te?

Grazie ancora.

Avrei tanto da dirti, avrei tanto da farmi dire…


E vorrei che venissi e mi accompagnassi alla visita, è tutto spesato. E ti vorrei con il professore, per chiudere un cerchio o… per cambiare il futuro! Nell’ultimo caso, come non potresti essermi al fianco?
Chiedimi, quando posso essere al tuo fianco,

Se hai bisogno di me,


Sei la mia priorità.


Sono strane le parole


Scusa la banalità… e scusa le scuse ma sei l’unica che le concepisce,


Un bacino,

Francesco


Les Amants…

Ti ho chiesto scusa per la banalità,

Eccone una recidiva

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